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Ecco come sta prendendo forma la “legge Bramini”

2 Comments
 25 Lug 2018   Posted by Barbara Apicella


La Legge Bramini sta pian piano prendendo forma. In collaborazione con un team di avvocati e di esperti l’imprenditore monzese fallito a causa dello Stato sta redigendo una serie di norme per la revisione del settore fallimentare e delle aste giudiziarie.

Partendo proprio dalla sua esperienza personale. Chiedendo maggiore collaborazione e tanto buon senso tra giudice, debitore e curatore nel rispetto delle parti.

“Il giudice dell’esecuzione, con ordinanza resa ai sensi dell’art. 569 c.p.c., dispone la nomina di un custode diverso dal debitore. Il custode ha il dovere di vigilare, affinché il debitore e il suo nucleo familiare conservino il bene pignorato con la diligenza del buon padre di famiglia e ne mantengano e tutelino la sua integrità – si legge nel documento che Sergio Bramini ha redatto con gli esperti –  Il debitore e i familiari che con lui convivono non perdono il possesso dell’immobile e delle sue pertinenze fino al decreto di trasferimento. Il debitore, deve consentire, in accordo con il custode, che l’immobile sia visitato da potenziali acquirenti. Le modalità del diritto di visita sono contemplate e stabilite nell’ordinanza di cui all’articolo 569 c.p.c”.

Collaborazione che, qualora dovesse venire a mancare da parte del debitore, lo vedrebbe in posizione di fallo con la possibilità del giudice di fallo sloggiare.

“Il giudice ordina, sentito il custode e il debitore, la liberazione dell’immobile pignorato per lui e il suo nucleo familiare – si legge ancora nel documento – qualora sia ostacolato il diritto di visita dei potenziali acquirenti, ovvero l’immobile non sia adeguatamente tutelato e mantenuto in uno stato di buona conservazione, per colpa o dolo del debitore e dei membri del suo nucleo familiare. Al debitore è fatto divieto di dare in locazione l’immobile pignorato se non è autorizzato dal giudice dell’esecuzione (disp. att. 171)”.

Via però le mani se il bene che si intende pignorare è la prima casa. “l giudice non può mai disporre la liberazione dell’immobile pignorato, quando lo stesso è destinato alla casa di abitazione del debitore, ovvero se destinato come prima casa di abitazione dei familiari che ivi hanno sempre convissuto, ovvero all’interno della stessa risiedono soggetti la cui tutela è costituzionalmente garantita, se non quando è reso il decreto di trasferimento – conclude il documento – Le sopraddette disposizioni si applicano alle esecuzioni in corso ed hanno effetto retroattivo”.

Con questi nuovi indirizzi molte famiglie potrebbero rientrare in possesso della casa dalla quale sono stati sloggiati. E tra questi anche Sergio Bramini e i suoi familiari che alla via di maggio hanno dovuto abbandonare quella villa che l’imprenditore aveva acquistato con tanti sacrifici, dove aveva visto crescere i suoi figli.

B. Api

 

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2 Comments

Roberta Leonardi
3 years ago

(Reply)



Io aggiungerei che se i debiti che hanno causato i pignoramenti provengono da somme relative a crediti verso lo stato quest’ultimo deve essere chiamato in causa e risarcire l’imprenditore anche per i danni morali oltre che materiali con
Sulla base dei controlli espletati e degli accertamenti eseguiti si rileva, in via preliminare, che il progetto di bilancio sottoposto alle Vostre deliberazioni corrisponde alle risultanze della contabilità sociale e che, per quanto riguarda la forma e il contenuto, gli schemi di Stato patrimoniale e di Conto economico sono stati redatti nel rispetto della vigente normativa e con l’applicazione dei criteri esposti dall’Organo Amministrativo. Si tiene ad evidenziare, come già ampiamente illustrato nella nota integrativa, che si è proceduto nell’esercizio 2017 alla svalutazione di alcuni crediti inesigibili e/o di incerta esigibilità.interessi e rivalutazione delle somme. Senza parlare del danno sociale irrisarcibile causato dal fallimento dell’azienda. Mi sembra il minimo!!!!!

Maria Elena De Micheli
3 years ago

(Reply)



Concordo! E anche i debiti contratti con le banche spesso anzi sempre in usura. E poi se un’impresa lavora e non è decotta, perché farla fallire? Perché questi insensati di curatori non concedono quasi mai l’esercizio provvisorio?? Perché è stata abolita l’amministrazione controllata? Per aiutare le banche? Perché la legge contro l’usura è praticamente lettera morta e i giudici fanno di tutto per non farla applicare? Per favore nella legge Bramini si tenga conto anche di questo e dei prezzi vili usati per valutare i beni aziendali dei falliti!



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