Quando si parla di giornalismo, è spesso considerato un punto di riferimento sotto diversi punti di vista. Il New York Times, quotidiano noto in tutto il mondo almeno per quanto riguarda il suo nome, ha iniziato le sue pubblicazioni il 18 settembre 1851. Con sede attualmente nell’ottava strada, un grattacielo di 52 piani progettato da Renzo Piano (prima era nella vivace Times Square) ha già un motto che rivela di ciò che si occupa: “Tutte le news che vale la pena stampare”. Cosa ci stia dietro a questa dichiarazione, è presto detto per chi ogni giorno sfoglia quelle pagine e scopre che, rispetto all’Italia, esiste anche un giornalismo completamente diverso sebbene fatto ad alti livelli.
E’ il quotidiano più venduto non solo nella città, naturamente, bensì in tutti gli Stati Uniti. Un dato su tutti fa riflettere e, visto che qui in Italia gli stessi fatti accadono, anhe se a scoppio ritardato, è bene che qualcuno inizi a tenerne conto: gli abbonati online superano di gran lunga quelli dell’edizione cartacea, sono il circa il 50% in più. Primo giornale al mondo a superare il milione di abbonati, ha dati interessanti che provengono dai click: sono 31 milioni di utenti unici (non pagine viste, nemmeno visite) al mese. Il trucco, anche se non è facile replicarlo per tutti, è molto semplice: è un giornale capace di innovare e, continuamente, di rinnovarsi nei contenuti.
Per quanto possa sembrare strano, visto che siamo nella patria del business, la tradizione maggiore riguarda forse quella della pubblicità: soltanto nel 2009, dopo 158 anni di storia, compare sulla prima pagina. Fino a quel momento tutta “linda” perché considerata fondamentale per le notizie. Il giornale, nonostante la sua fama costruita nel tempo, vive naturalmente anche anni bui. Sono quelli dello scandalo per gli articoli completamente inventati dal nulla. Insomma, un primato anche nelle fake news su larga scala per il quotidiano che più di tutti nella storia si è aggiudicato premi Pulitzer per le sue inchieste sempre documentate. Giornalisti licenziati in tronco, il New York Times non può vivere con questa macchia.
Alla lunga i lettori non ricordano. Si scandalizzano al momento, poi perdonano o dimenticano. Il New York Times, insomma, ha lunga vita. Ha superato la crisi del passaggio all’online, anzi l’ha saputa gestire egregiamente. Ora guarda al futuro con ottimismo. Dall’alto della sua storia, della sua leadership, dei suoi cambiamenti che costringono i rivali a inseguire per sopravvivere.