Molte cose che oggi sembrano ovvie e scontate sono frutto di un’invenzione di qualcuno e tramandate di generazioni in generazioni. E’ così anche per la catena di montaggio nel processo produttivo, che oggi nessuno osa mettere in discussione e che, tuttavia, viene introdotta per la prima volta soltanto il 7 ottobre 1913.
L’ideatore è uno dei nomi che hanno fatto la storia della produzione automobilistica: Henry Ford, fondatore dell’omonima azienda statunitense. Non è a dire il vero la persona che per primo pensa alla catena di montaggio, ma è quello che riesce a introdurla in un processo produttivo standard nella quotidianità industriale. A lui la capacità di affidare ai suoi operai un solo compito specifico, con un duplice risultato: una maggiore specializzazione e una sensibile riduzione dei tempi necessari per arrivare al risultato finale.
Traduciamolo in numeri: grazie a questa invenzione e all’introduzione del nastro trasportatore, invece di 12 ore per realizzare un’automobile ne basterà soltanto una. E’ il vero e proprio miracolo che consente di produrre a ripetizione e con costi inferiori la Ford Model T.
Il risultato è strepitoso. Tutte le aziende si accorgono dell’importanza di questa innovazione. Non solo quelle che operano nel campo dell’automobilismo: per l’industria diventa un obbligo la suddivisione del lavoro e la catena di montaggio.
Non manca il rovescio della medaglia, ovvero la critica al nuovo sistema. L’alienazione degli operai, lo stresso a cui vengono sottoposti, che vengono denunciati con la consueta ironia da Charlie Chaplin nel film “Tempi moderni”. Ford, però, non vuole passare per farabutto: nelle sue fabbriche introduce il presidio medico proprio a sostegno dei lavoratori.
Con il tempo le novità non sono mancate. Molte funzioni sono state robotizzate con l’introduzione di macchinari che svolgono attività una volta garantite dai lavoratori. Nuovi tempi, nuove modalità, sono anche nuovi problemi. La catena di montaggio, però, non verrà più messa in discussione.