Il giudizio sul suo operato lo daranno la storia e i suoi connazionali. Barack Obama, però, con il 4 novembre 2008, divenentando Presidente degli Stati Uniti entra già nella storia. E’ il primo presidente afroamericano.
Ve lo ricordate? Sembra ieri, ma ormai sono passati 10 anni. E, a differenza di quanto avviene in Italia, dove si può rimanere saldamente ancorati alla poltrona, il sistema statunitense è fatto anche di questo: un mandato, massimo due in caso di rielezione, poi si sparisce definitivamente di scena.
Prima di diventare presidente per lui c’è alla spalle una solida carriera universitaria. Prima da studente, alla Columbia University e alla Harvard Law School, poi da docente di diritto costituzionale all’Università di Chicago.
La sua ascesa in politica, però, sorprende tutti. Innanzitutto perché nel 2000 fallisce l’elezione alla Camera dei rappresentanti. Si rifà quattro anni dopo, quando gioca di accedere al Senato federale. Vi riesce con il massimo scarto mai raggiunto nella storia dell’Illinois.
La più grande sorpresa, però, non è questa: è avere sconfitto l’avversario più temibile alle primarie del Partito Democratico. Nientemeno che Hillary Clinton, un carro armato in gonnella, senatrice dello Stato di News York, già inquilina dalla Casa Bianca in qualità di first lady ai tempi di Bill Clinton.
Superato quasi di slancio quello scontro tra titani, alle presidenziali ha quasi la strada spianata. Il suo rivale, il repubblicano John Mc Cain, è costretto ad arrendersi.
Nessun dubbio sul fatto che un simile risultato, che già lo proietta nella storia, gli comporti anche il riconoscimento di “Persona dell’anno” da parte dell’autorevole settimanale “Time”. Molto più controverso e sorprendente, invece, il Nobel per la pace: riconoscimento che gli viene consegnato addirittura nel primo anno di mandato. Col passare degli anni, più di qualche persona arriverà a considerarlo troppo frettoloso e inappropriato.