MONZA – Continua la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Asst di Monza che coinvolge i presidi dell’ospedale San Gerardo, dell’ospedale di Desio, del Corberi di Limbiate e di tutti i servizi territoriali, gli sportelli e i consultori del Distretto di Monza.
Dopo la dichiarazione dello stato di agitazione proclamato a metà giugno per contestare la carenza di organici, dopo le assemblee del personale che hanno confermato la gravità della situazione, dopo le tante segnalazioni arrivate alla Direzione e alla RSU in merito alle difficoltà organizzative che mettono a rischio produzione e qualità dei servizi, dopo aver denunciato pubblicamente le condizioni di lavoro dei colleghi, nulla di nuovo è accaduto. Anzi l’estate, secondo quanto sostengono i sindacati con una nota, ha portato un peggioramento della situazione in molti reparti e servizi.
La RSU e le segreterie provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, NurSind, Cub, Usb e NursingUP hanno atteso per un mese e mezzo notizie dalla direzione. Attendevano un aggiornamento dei dati forniti ai primi di giugno, informazioni, un confronto per risolvere almeno le situazioni più gravi. “Invece la direzione – affermano i sindacati – ha proceduto con alcuni interventi organizzativi chiaramente orientati dalla mancanza di personale, mentre pubblicamente ha continuato a negare la stessa esistenza di un problema evidente a livello aziendale (anche grazie ad una sottostima delle dotazioni organiche fatta negli anni scorsi, in particolare a Monza) così come a livello regionale e nazionale”.
Per questi motivi la RSU e le segreterie sindacali provinciali hanno deciso di indire una giornata di sciopero aziendale per il prossimo 4 ottobre con due presidi davanti alle sedi ospedaliere di Monza e Desio.
Lo sciopero è convocato per chiedere un piano di assunzioni per i prossimi tre anni, la stabilizzazione dei lavoratori con contatto a termine, l’avvio di un confronto su un progetto complessivo di gestione organizzativa del personale e l’utilizzo di metodologie per la definizione degli standard assistenziali che non siano il parametro ormai logoro dei tempi di assistenza.
“In gioco – concludono i sindacati – ci sono i livelli di produzione e la qualità dei servizi che rischiano di peggiorare sensibilmente la risposta ai bisogni di salute della cittadinanza”.