MONZA – Era quell’area più volte indicata come origine del contagio, quella del Paziente 1 di Codogno, quella che aveva portato a istituire la zona rossa. Ebbene, a una quarantina di giorni di distanza dall’inizio dell’emergenza coronavirus, il lodigiano ha lo stesso numero di persone positive della provincia di Monza e Brianza.
Solo una cinquantina i casi di differenza, con Lodi che ne conta 2.007 e la Brianza arrivata a 1.948. Ma di questo ritmo si può stare certi che il sorpasso è dietro l’angolo. Monza e Brianza, del resto, sta crescendo con un ritmo sostenuto: 361 contagi solo negli ultimi giorni. Conta poco sapere a questo punto se è frutto di un maggior numero di tamponi eseguiti: lo stesso criterio vale in tutta la Lombardia, l’attività non è concentrata solo in Brianza.
Risulta pertanto evidente che si sta modificando la “mappa del contagio”. I tamponi non stanno moltiplicando i casi nel sud della regione. Lì, dove fin da subito sono stati prese le maggiori restrizioni, il fenomeno è forte rallentamento. In espansione, invece, dove forse non si è badato più di tanto a proteggersi e a utilizzare quella cautela negli spostamenti che veniva chiesta dalle istituzioni e dalle autorità sanitarie, a beneficio della salute individuale e della collettività.
Ed ecco dunque che Bergamo continua a essere la provincia più colpita (8.055 casi positivi), ma alle sue spalle c’è ora Milano (7.469 casi). E non ci sarebbe nemmeno da meravigliarsi se il capoluogo lombardo nei prossimi giorni dovesse balzare in testa a questo triste elenco. Brescia (7.307 casi) ora conta circa 160 casi in meno rispetto a Milano. Quarta Cremona (3.494), poi l’accoppiata Lodi e Monza Brianza.
A riprova del fatto che la geografia del coronavirus sta subendo modifiche, ecco anche Pavia in rallentamento come le altre province del sud, Lecco in crescita. Varese, penultima nell’elenco, con i suoi 711 contagi inizia a preoccuparsi: nelle ultime ventiquattr’ore la crescita è stata pari al 40% di tutti i casi che erano stati riscontrati in 40 giorni.
Ci vuole ancora prudenza. La diffusione del coronavirus non è stata ancora contenuta.