“Una nube si diffonde forte verso l’alto con un sibilo violento che rompe il silenzio dell’Estate. Un fischio acuto giunge dal reparto B dove si produce il triclorofenolo, una reazione chimica esotermica fa esplodere un reattore e fuoriesce una sostanza sconosciuta “la Diossina” passata alla storia come la Diossina di Seveso”.
“Ricordare è un dovere civico – afferma Gianni Del Pero, responsabile del Wwf Lombardia -. La “nuvola” di Diossina fuoriuscita dall’Icmesa di Meda ha segnato il volto, immagine del dramma, di Stefania Senno, deturpato dalla cloracne e della soda caustica, ma ha segnato anche la vita di migliaia di persone che hanno dovuto fare i conti con una tragedia “inaspettata” che li ha costretti a lasciare le proprie abitazioni e le proprie attività. E alcuni non hanno mai più potuto fare ritorno”.
“La diossina – aggiunge Del Pero -, questa sostanza “creata” dall’industria chimica come indesiderato risultato di attività a rischio, peraltro colpevolmente ignoto, in fabbriche a due passi dalle abitazioni, aveva creato problemi sanitari prima ancora che la si conoscesse: aggredisce i tessuti umani e animali (le immagini delle innumerevoli carcasse buttate in enormi fosse sono state il simbolo di una parte della tragedia), colpisce il sistema cardiocircolatorio e quello nervoso centrale. E’ una sostanza tossica, ancor oggi la più tossica mai prodotta, cancerogena, ha proprietà mutagene”.
“Dopo 44 anni nei terreni di Meda, Seveso, Cesano Maderno e Desio – conclude Del Pero – la diossina c’è ancora, a poca profondità, qualche decimetro. Non è presente nell’aria e, a meno che non si decida di scavare e movimentare terreni senza precauzioni, non si disperde più nell’ambiente. Alcune attività agricole e zootecniche sono ancora esposte al rischio di accumulare diossine nel prodotti alimentari. Ancora oggi cerchiamo di prevenire il rischio di esposizione alla diossina residua. Ormai 44 anni sono passati dall’incidente dell’Icmesa del 10 luglio 1976. Ora sappiamo cos’è la diossina, la coscienza ambientale è migliorata rispetto a 44 anni fa. Seveso ha insegnato al mondo intero cosa sia un incidente industriale, quali le sue conseguenze. E Seveso deve servire ad insegnare che non dovranno più ripetersi tragedie come la nostra: ricordare è un dovere civico”.