MILANO – Anziché riscuotere i pedaggi dell’autostrada per conto della società che li aveva assunti, facevano finire i soldi nelle loro tasche. Con questa accusa sette casellanti il 17 settembre finiranno in tribunale a Milano davanti al giudice per l’udienza preliminare.
Ad accorgersi che i conti non tornavano era stata la Milano Serravalle. I soldi incassati alla barriera di Milano Ovest erano considerati un dato anomalo rispetto alle attese e ai volumi di traffico. Prima di puntare il dito contro i dipendenti, però, la società ha preferito affidare un incarico a un investigatore privato per verificare se tutto era in ordine o se, effettivamente, qualcuno stava facendo il furbo.
Secondo l’accusa i casellanti usavano stratagemmi come quello di oscurare le telecamere, oppure sostituendo il biglietto di un automobilista con uno di una tratta ben inferiore intascandosi la differenza. In un caso una macchina arrivata da Pietra Ligure aveva pagato 16,70 euro ma figurava ne avesse dati solo 2,60. Così facendo i sette sarebbero riusciti a intascare illecitamente un bel gruzzolo. A qualcuno di loro sono stati contestati una decina di episodi, ad altri addirittura duemila.