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Coronavirus, con lo smart working si mettono ai fornelli 2 italiani su 3

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 18 Ott 2020   Posted by Gualfrido Galimberti


L’emergenza Covid spinge quasi due italiani su 3 (64%) ad improvvisarsi chef tra le mura domestiche per sperimentare vecchie e nuove ricette con un trend in crescita iniziato nella fase piu’ acuta della pandemia ed alimentato dallo smart working E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della decisione di alzare il livello di smart working nella pubblica amministrazione

Le misure anti contagio che – sostiene la Coldiretti – puntano a potenziare lo smart working e a scoraggiare gli assembramenti fuori dai locali e per strada portano la gente a stare di più a casa con il recupero di riti domestici come il cucinare che diventa oltre che necessità quotidiana anche un momento di aggregazione familiare più sicura di un pasto o di un aperitivo in mezzo a estranei o a persone che vivono fuori dal proprio nucleo domestico.

La preparazione casalinga dei piatti tradizionali in questo periodo – sostiene la Coldiretti –  è tornata ad essere gratificante per uomini e donne all’interno delle mura domestiche anche con il coinvolgimento appassionato dei più piccoli. Si è tornati a preparare dolci, pane, pizza e pasta fatta in casa ma anche conserve e marmellate come in passato. Il risultato è un andamento della spesa che non si era mai registrato in passato e dettato soprattutto dall’esigenza di trascorrere più tempo fra le mura domestiche che ha spinto prepotentemente al ritorno del fai da te.

Con il lockdown prima e lo smart working dopo si registra un aumento di 10 miliardi di euro nella spesa alimentare domestica degli italiani per il 2020 per effetto del maggior tempo a casa e in cucina, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea. Si è verificato un aumento del 9,2% del valore dei acquisti alimentari nei primi sei mesi dell’anno secondo un trend positivo che – sottolinea la Coldiretti – ha visto un rallentamento nella seconda parte dell’anno, anche legato all’effetto scorte. Lo smart working ha spostato fra le mura domestiche tutti gli intervalli del tradizionale orario di lavoro con la necessità di organizzarsi a casa per i pasti e magari anche per gli aperitivi di fine giornata.

A livello generale l’aumento degli acquisti domestici – continua la Coldiretti – non è bastato però a compensare all’interno delle filiere produttive il crollo dei consumi alimentari fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie dove la spesa registra nel 2020 un drammatico calo per un valore di 34 miliardi di euro, per effetto delle città svuotate da turisti e lavoratori. Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita complessiva di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

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