SEREGNO – Presentare il ricorso al Consiglio di Stato, mettere in campo i migliori avvocati, perché il centro culturale islamico che si è insediato negli spazi di via Milano non trasformi quei luoghi in una moschea, benché non riconosciuta. È la richiesta avanzata a gran voce dai consiglieri comunali di minoranza al sindaco Alberto Rossi, peraltro condivisa dalla stessa maggioranza. Pensare che per una volta siano tutti d’accordo in città, però, significa essere fuori strada: dai banchi dell’opposizione (o dalle webcam, in questi tempi di sedute consiliari a distanza) è stato evidente il dito puntato contro il primo cittadino.
“I cittadini possono ringraziare il sindaco per quanto è accaduto – afferma Edoardo Trezzi, capogruppo della Lega -. Noi abbiamo iniziato a segnalare quanto stava accadendo già durante la campagna elettorale del 2018. Abbiamo proseguito dopo l’insediamento della nuova amministrazione evidenziando che non si stavano facendo le cose in modo chiaro. In tutta risposta siamo stati tacciati di razzismo. Il sindaco, non intervenendo, e anzi partecipando anche alla loro festa del Ramadan al parco della Porada, ha poi legittimato l’iniziativa. E, ancora una volta, abbiamo detto pubblicamente che la sera dell’inaugurazione del centro culturale Anasr, nella ex Pirelli, c’erano stranieri in strada che ci chiedevano indicazioni per raggiungere la moschea di Seregno. Ora non ci si può arrendere: in campo i migliori avvocati per ribaltare l’esito della sentenza del Tar”.
A rincarare la dose Ilaria Anna Cerqua, capogruppo di Forza Italia: “Era ovvio che saremmo arrivati a un immobile a uso produttivo con dentro i bambini a pregare. Il Tar dice che c’è difetto di istruttoria del Comune. Ma il Comune ha provato a spiegare al giudice che lì l’associazione Anasr non ha mai fatto niente di produttivo? No. Mai. Sembra quasi dalla relazione del Comune, che lì gli stranieri si siano trovati in tutto solo cinque volte, per giunta occasionalmente. Qual è l’attività che fanno, visto che la preghiera è solo occasionale? Se il Comune non ha argomentato, la responsabilità è del sindaco”.
A rincarare la dose anche Tiziano Mariani, leader della lista civica “Noi x Seregno”, che ricorda come il legale rappresentante dell’associazione già fosse conosciuto dal Comune perché responsabile dell’associazione culturale marocchina, iscritta all’elenco delle associazioni pubblicato sul sito ufficiale della municipalità. “Rossi e i suoi assessori – afferma Mariani – garantivano che non avremmo avuto luoghi di culto. Ecco, questo è il risultato”.
Dalla maggioranza, però, replica a tutte le accuse. Per Stefano Silva (Pd) nessuno ha snobbato le segnalazioni, anzi l’attività di controllo è sempre stata esercitata. Anche per lui, però, la necessità di dare battaglia in tribunale. “Niente contro queste persone, ancora meno nulla contro la libertà di culto. Però bisogna agire perché il rispetto delle regole non venga mai meno. Il tribunale capisca che per fare una cosa bisogna chiedere i permessi. Altrimenti diventa il far west e si creano dei precedenti. Non solo qui a Seregno, bensì per tutta Italia”.