SEREGNO – Non condivide evidentemente questo tira e molla sulla riapertura della scuola, si è sentito in dovere di scrivere una lettera aperta ai suoi studenti chiedendo scusa “a nome di tutti coloro che hanno responsabilità decisionali”. E’ l’iniziativa di Gianni Trezzi, preside del liceo umanistico “Giuseppe Parini”, stimato in tutta la Brianza dagli studenti e da tutti i suoi colleghi, da sempre molto sensibile di fronte alle necessità dei ragazzi.
Trezzi, una volta avuta la certezza che il rientro in classe sarebbe stato rimandato di nuovo, si è seduto domenica al computer per scrivere una lettera, poi rilanciata sulla pagina Facebook del liceo per invitare tutti alla riflessione. “Il 7 gennaio si torna a scuola, cascasse il mondo? No, facciamo l’11… anzi il 25. Forse”. Si capisce subito il disappunto del preside, che si rivolge in tono molto colloquiale ai suoi studenti: “Domani non potrete incontrarvi a scuola con i vostri compagni e insegnanti, come vi avevamo promesso. In educazione nulla è peggio delle parole a cui non seguono i fatti. Questo ennesimo rinvio ha il sapore della beffa. Si rischia di fare la fine del pastorello che grida “al lupo, al lupo” e così agendo la credibilità dell’adulto va a farsi benedire, per non dire di peggio”.
Il preside rivela senza alcun problema il suo stato d’animo di fronte a questo nuovo impedimento, che rende ancora più martoriato un anno già messo a dura prova dalla didattica a distanza: “Sono deluso e affranto da tanta pochezza e approssimazione, da come viene trattata la scuola, dalla scarsissima considerazione delle vostre necessità di adolescenti. Fare scuola non significa solo astrattamente imparare, perché per un virtuoso processo di apprendimento lo stare insieme, le relazioni, gli sguardi, gli intervalli perfino, sono importanti almeno quanto le nozioni apprese”.
Il preside del liceo “Parini”, per evitare spiacevoli malintesi, chiarisce subito che non ha alcuna intenzione di mettere in dubbio la gravità della situazione Covid e lo stato di emergenza che, ormai da mesi, stanno caratterizzando e condizionando la nostra quotidianità e le nostre relazioni: “Si devono prendere decisioni difficili e impopolari per il bene della comunità di cui facciamo parte – scrive agli studenti -. Ma queste decisioni non possono essere oggetto di annunci e proclami che sono sempre smentiti dagli avvenimenti. Non è giusto ma, ancora prima, non è umano”.
Di qui la decisione di chiedere scusa ai ragazzi, a nome di chi dovrebbe farlo al suo posto in virtù di ruoli decisionali, con l’augurio “che a breve si possa tornare a incontrarsi a scuola, che le nostre aule e corridoi possano di nuovo riempirsi di alunni e docenti felici di imparare insieme”.
Al termine dello scritto, però, da parte di Trezzi anche un messaggio di incoraggiamento per i ragazzi e l’invito a essere ottimisti: “Forza e coraggio, dobbiamo resistere ancora un poco. Ieri ho ascoltato per caso alla radio “Change” di Tracy Chapman, una cantautrice americana in auge una trentina di anni fa, che mi ha riportato ai giorni lieti della mia giovinezza. Ve la dedico, confidando davvero che sia possibile uscire da questa crisi cambiando prospettive… e, cambiando un poco anche noi, guardare oltre”.