La situazione è decisamente migliorata, ma chi confida nell’immunità di gregge per porre fine all’emergenza Covid dovrà mettersi l’animo in pace: se tutto va bene potremmo arrivare a questo obiettivo nel mese di settembre 2023. Sono i calcoli della Fondazione Hume che, ogni lunedì, fa il punto della situazione basandosi sui dati ufficiali.
Per l’immunità di gregge, così come rivelato in più occasioni da Roberto Speranza (ministro della Salute) e dal sottosegretario Sandra Zampa, si dovrebbe riuscire a vaccinare l’80 per cento di 60 milioni di italiani.
La Fondazione Hume tiene costantemente aggiornato l’indice Dqp (acronimo di “Di questo passo”), che stima il numero di settimane che sarebbero ancora necessarie se – in futuro – le vaccinazioni dovessero procedere “di questo passo”. All’inizio della quarta settimana del 2021 (lunedì mattina, 25 gennaio) il valore di DQP era pari a 355 settimane, il che corrisponde al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di novembre del 2027. All’inizio della quinta settimana del 2021 (lunedì mattina, 1 febbraio) il valore di Dqp è pari a 138 settimane, il che corrisponde al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di settembre del 2023.
“Il valore del Dqp – spiegano dalla fondazione – è nettamente migliorato rispetto a quello della settimana scorsa (355 settimane, immunità di gregge a novembre 2027) ed è tornato ai livelli delle due settimane iniziali. Per raggiungere gli obiettivi enunciati dalle autorità sanitarie (immunità di gregge entro settembre-ottobre 2021), il numero di vaccinazioni settimanale dovrebbe essere circa il quadruplo di quello attuale (2 milioni la settimana, anziché 500 mila)”.
La Fondazione Hume, comunque, avvisa subito che la stima si basa “sulle ipotesi più ottimistiche che si possono formulare, e quindi va interpretata come il numero minimo di settimane necessarie”.
Il calcolo dell’indice si basa su 4 parametri:
– una stima del numero di italiani vaccinati necessario per garantire l’immunità di gregge;
– quante vaccinazioni sono state effettuate nell’ultima settimana (da lunedì a domenica);
– quante vaccinazioni erano state effettuate dall’inizio della campagna (1° gennaio 2021) fino alla settimana anteriore a quella su cui si effettua il calcolo;
– che tipo di vaccini verranno presumibilmente usati (a 2 dosi o a dose singola).
Nella versione attuale l’indice si basa sulle ipotesi più ottimistiche possibili sul funzionamento del vaccino e sull’andamento della campagna vaccinale. Più precisamente:
– i vaccini somministrati non solo proteggono i vaccinati dall’insorgenza della malattia, ma impediscono la trasmissione dell’infezione ad altri (immunità sterile);
– l’obiettivo è vaccinare il 70% della popolazione (anziché l’80 o il 90%, come potrebbe risultare necessario);
– sul mercato vengono introdotti vaccini per tutte le fasce d’età, compresi gli under 16 (i vaccini attuali sono testati solo su specifiche fasce d’età);
– ci si accontenta di vaccinare ogni italiano una sola volta, trascurando il fatto che, ove la campagna di vaccinazione dovesse prolungarsi per oltre un anno, bisognerebbe procedere a un numero crescente di rivaccinazioni.