RENATE – Si è presentata all’ufficio postale per il reddito di cittadinanza, ma si è cacciata nei guai da sola manifestando un evidente e ingiustificato nervosismo. Fatti gli accertamenti, la donna è stata arrestata dai Carabinieri per tentata truffa e per possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
L’episodio risale a giovedì 4 febbraio. Alle 13 una romena di 44 anni, presente in Italia senza fissa dimora e già nota alla giustizia per reati contro la legge sull’immigrazione, è entrata all’ufficio postale cittadino insieme a un bambino di 11 anni. Chiedeva il reddito di cittadinanza dopo aver già inoltrato domanda all’Inps e aver ricevuto il codice pin per il ritiro della carta elettronica.
Un po’ troppo nervosa, però, per il ritiro di qualcosa di piacevole. Tant’è che il personale di Poste Italiane, con abilità ed esperienza, ha chiesto l’intervento dei Carabinieri. Sul posto sono arrivati i militari di Besana in Brianza, che hanno avuto modo di riscontrare tutta una serie di reati: erano infatti falsi sia la carta d’identità rumena che l’attestazione di soggiorno permanente per cittadini dell’UE e il certificato di attribuzione del codice fiscale.
La donna è stata arrestata per tentata truffa aggravata e possesso e fabbricazione di documenti di identificazione. E’ stata anche denunciata per falsa attestazione e falsa dichiarazione a pubblico ufficiale, tentato errore determinato dall’altrui inganno, falsità commessa da un pubblico ufficiale, falsità materiale commessa da privato.
La donna è stata quindi accompagnata e trattenuta presso la caserma dei carabinieri di Seregno, dove venerdì si è tenuta l’udienza in teleconferenza di convalida dell’arresto e il contestuale rito direttissimo al termine del quale è stata scarcerata con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e rinvio dell’udienza al 25 maggio.
Il minore che accompagnava la donna (con il quale non ha rapporti di diretta parentela), dopo gli accertamenti del caso, informata l’autorità giudiziaria minorile, è stato affidato ai propri familiari. Nella circostanza l’undicenne è stato trovato in possesso dei reali documenti d’identità dell’indagata.