ALBIATE – Volevano evadere dalla quotidianità, ma hanno messo in ansia le loro famiglie e hanno costretto i Carabinieri ad attivarsi velocemente contro il tempo per ritrovarle il prima possibile: due ragazze di 15 anni residenti ad Albiate, scappate di casa, una volta ritrovate e messe alle strette, hanno ammesso che si trattava di un tentativo pianificato. Sono state restituite alle famiglie.
Le due, come ogni mattina, erano state lasciate alla fermata dell’autobus per raggiungere la scuola a Casatenovo (Lecco). Le loro famiglie, però, nel pomeriggio non le hanno più viste rientrare. Le hanno cercate con insistenza al telefono, ma senza ricevere alcuna risposta. Allarmate, hanno deciso di rivolgersi ai Carabinieri di Carate Brianza.
L’allarme è scattato alle 18. Quasi nello stesso momento le due ragazze si sono fatte vive con una telefonata, ma invece di rassicurare le famiglie hanno gettato tutti nel panico: “Aiuto, stavamo camminando, ci hanno preso, non so dove mi trovo!”.
I militari si sono immediatamente messi alla loro ricerca e, dopo poco, hanno geo-localizzato le due giovani in una fitta zona boschiva nei pressi del fiume Lambro. I telefoni, finalmente accesi, permettevano di mantenere un contatto. Tra gli alberi la luce già non passava più e il freddo cominciava a essere pungente. E’ stato finalmente individuato un rudere abbandonato con tutti i punti d’accesso chiusi da porte e grate e intanto da una finestra del primo piano si sono affacciate le due ragazze. Poi con l’intervento dei vigili del fuoco, sono state fatte uscire. Entrambe erano estremamente provate e tramortite dal freddo con indosso i vestiti bagnati.
Una volta a terra hanno raccontato di non sapere come erano finite lì. Ricordavano solo di essere state aggradite da dietro e poi nulla più.
I carabinieri hanno attivato subito la procedura “antiviolenza” e hanno inviato le due giovani presso la clinica Mangiagalli di Milano dove, fortunatamente è stata esclusa la violenza. I militari di Carate però hanno voluto fare luce su tutta la vicenda, partendo proprio dal racconto delle ragazze. Tornati sul posto alla luce del sole, hanno trovato tracce di cibo, coperte ed effetti personali. Poi hanno ispezionato gli zaini e anche lì altro materiale personale – tra cui flaconi per lenti a contatto e un apparecchio per i denti – che faceva supporre che ci fosse stata un’organizzazione. In caserma però le due ragazze non cedevano e continuavano a rimanere ferme sul loro racconto: “Siamo state aggredite da dietro da degli sconosciuti!”.
Dopo due ore, davanti alle evidenze mostrate loro dai militari di Carate, le due giovani hanno finalmente raccontato che dietro quella scomparsa c’era stata solo la voglia di non andare a scuola ed evadere dalla quotidianità per qualche giorno. Avevano fatto finta di prendere l’autobus e invece si erano recate al supermercato a comprare da mangiare e poi via, in direzione del bosco. Poi il calar del sole, la pioggia e il freddo le avevano fatte pentire ma oramai erano bloccate su quel rudere dove si erano introdotte anche grazie alle tecniche di arrampicata conosciute da una delle due, appassionata di tale sport ma dal quale non riuscivano più a scendere. Fortunatamente i telefoni avevano batteria a sufficienza e hanno permesso ai carabinieri di ritrovarle e riportarle a casa.