MONZA – “L’area dismessa tra viale Lombardia, via Ticino e Taccona, di oltre 44 mila metri quadrati, è privata ed edificabile. Lo dice il Pgt vigente. Analizzando il documento di piano comunale, si vede che la proprietà (che, per esser chiari, non sappiamo chi sia) potrebbe realizzare una serie di palazzoni di 10 piani su quasi il 40 percento della superficie, palazzoni massicci come quelli che già esistono in via Ticino. Roba vecchia da anni settanta”. HqMonza, l’associazione che da tempo si batte per uno sviluppo sostenibile, fa sentire la sua voce per quanto riguarda la riqualificazione di San Fruttuoso.
“Non vogliamo entrare nel duro scontro politico che è nato sull’argomento – spiegano gli esponenti dell’associazione -, ma vorremmo dire la nostra sul progetto che è stato presentato. Sviluppa verso l’alto edifici più piccoli (uno dei palazzi arriva a 20 piani) e consuma così al suolo poco meno del 7 percento dell’area. Il resto, cioè il 93 percento della superficie, è destinato a verde e servizi, tra i quali 14mila mq di parco pubblico. Completa il quadro una grande piazza che a San Fruttuoso e Triante manca da sempre, auspicata e suggerita anche dal compianto concittadino urbanista Alfredo Viganò”.
“Naturalmente – aggiungono da HqMonza – pensiamo che il progetto richieda una attenta valutazione in Comune ed un’ampia discussione nei due quartieri che tocca. Ad esempio, in prima battuta, noi non siamo convinti che sia positivo sottrarre 1.500 mq al parco pubblico per farne una struttura sportiva, come invece è prescritto dal PGT. E pensiamo anche che dovrebbero essere costruiti, nel sottosuolo, molti più dei parcheggi previsti (10 mila mq). Ma tempo al tempo, l’iter è lungo. Questo progetto ha la nostra approvazione di massima. Da più di un decennio proponiamo alla città uno sforzo di innovazione e da sempre siamo convinti che lo sviluppo in verticale, con recupero di aree verdi al suolo, sia il futuro. Niente di speciale: è quello che sta avvenendo in tutte le aree densamente abitate del mondo, col via libera degli ambientalisti, ed è quello che sta accadendo anche a Milano (con un plauso generale)”.
“Oltre ad essere innovativo – commentano dall’associazione -, il progetto sarà a nostro avviso capace di avviare un rinascimento dei quartieri Triante e San Fruttuoso, e si candida a diventare il simbolo-chiave di una nuova Monza smart e green. Quanto al consumo di suolo, preoccupazione legittima di molti, i numeri dicono senza ombra di dubbio che il progetto va esattamente in direzione opposta: valorizza e salvaguarda l’ambiente, bonificando, migliorando e incrementando il verde in un’area che oggi è soprattutto sterpaglie, topi e depositi abusivi di materiali inerti, frequentata da prostitute e spacciatori, specie in quel 10 percento occupato dal rudere industriale più vecchio della città (1963).
“Non bisogna avere timore del nuovo – dichiara Isabella Tavazzi, portavoce di HqMonza -. Se non si vuole che Monza resti al palo, bisogna avere una visione aperta. Facciamo appello a tutti perché si guardi a questo progetto con serenità e coraggio, pronti certamente a proposte critiche e migliorative, ma senza miopie e pregiudizi. Avendo a cuore il bene di Monza e il suo futuro”.