Prevenzione e riabilitazione. Queste le parole chiave della “Giornata Regionale sulla prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva” che si celebra l’8 dicembre. Giunta quest’anno alla decima edizione, è stata organizzata dal Consiglio regionale lombardo dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti (UICI).
In numerose piazze della Lombardia saranno presenti i volontari dell’UICI che forniranno informazioni e materiale divulgativo sulle patologie oculari, ma anche sull’importante tema della riabilitazione visiva, fondamentale per il recupero della propria autonomia e della propria autostima nelle persone non vedenti o ipovedenti.
Nei Centri di riabilitazione visiva della Lombardia – voluti fortemente dall’UICI – il paziente viene preso in carico e viene seguito in un percorso individualizzato. Gli specialisti ascoltano le esigenze di autonomia dell’utente che variano, non solo dalla situazione clinica, ma anche dall’età, dagli interessi, dalle esigenze personali.
“Il percorso è personalizzato – spiega Francesco Decortes, istruttore di orientamento, mobilità e autonomia personale alla Fondazione Maugeri nel reparto di Oculistica diretto dalla dottoressa Monica Schmid -. Dopo la valutazione clinica oculistica la responsabile individua l’opportunità di intraprendere un percorso riabilitativo condotto in collaborazione con lo psicologo, l’ortottista, e l’istruttore di orientamento e di mobilità”.
Il percorso di riabilitazione visiva prevede una seduta alla settimana della durata di almeno 90 minuti durante la quale l’utente viene seguito da almeno due dei tre professionisti coinvolti nel percorso.
“È fondamentale l’aspetto psicologico – precisa Decortes -. Il paziente, molto spesso, arriva nei nostri centri provato dal lutto per la perdita della vista, oppure da anni di isolamento dovuto alla disabilità visiva”. Ma quando la persona si rende conto che è comunque possibile ritornare a una vita sociale e lavorativa piena di stimoli e di incontri, in totale autonomia, malgrado la disabilità allora l’entusiasmo e la voglia di apprendere hanno il sopravvento sulla paura.
“Il percorso viene costruito spesso strada facendo – continua -. Ascoltando le richieste dell’utente. I suoi bisogni di autonomia. Che in alcuni casi sono limitati solo all’ambito domestico, in altri casi si ampliano anche all’ambito sociale. Così che ci sono persone che intraprendono percorsi di riabilitazione per imparare a vestirsi da sole scegliendo – con l’aiuto di ausili tecnologici e non – i vestiti in base anche al colore e al modello, ad apparecchiare la tavola, a cucinare. Altri invece vanno oltre: imparano a prendere i mezzi pubblici per andare al lavoro, ma anche per gite fuoriporta, a riconoscere le banconote per pagare con i contanti, a viaggiare anche in aereo in Paesi stranieri”.
Durante il percorso vengono insegnate le varie strategie, e anche l’utilizzo delle apparecchiature parlanti fondamentali per la vita di tutti i giorni (per esempio la bilancia pesapersone, il termometro, l’apparecchiatura per la misurazione della glicemia).
L’obiettivo del percorso è, non solo quello di rendere la persona autonoma, ma anche di farle prendere consapevolezza che malgrado alcuni limiti determinati oggettivamente dalla disabilità visiva, ha comunque grandi capacità da valorizzare. “A quel punto ci troviamo di fronte a una persona nuova – conclude Decortes -. Una persona che si è costruita una nuova identità e una nuova vita. In totale autonomia”.