Gli aumenti energetici registrati negli ultimi mesi hanno colpito duramente le imprese del terziario. Secondo un’indagine di Confcommercio Milano sulle conseguenze dell’impatto della guerra in Ucraina, tra cui il caro energia, è allarme indebitamento per il 69% delle aziende di Milano, Monza Brianza e Lodi, mentre per il 20% il rischio di chiusura si fa sempre più concreto. Vediamo nel dettaglio i risultati della ricerca, elaborati dall’Ufficio studi di Confcommercio MiLoMb.
MAGGIORI PREOCCUPAZIONI – Per il 51% degli imprenditori i rincari energetici rappresentano il problema più difficile da affrontare. Seguono gli aumenti dei prezzi delle materie prime (26%), le difficoltà nel rifornimento dei prodotti (11%) e il calo del turismo (10%). Lo shock dell’energia colpisce di più i servizi (76%) e la ristorazione (61%).
AUMENTI IN BOLLETTA – Il 53% delle imprese ha registrato un aumento entro il 50%, il 31% dal 50 al 100%, il 12% dal 100 al 200% e infine il 4% un aumento di oltre il 200%. Ristorazione e gli agenti rappresentati sono stati i più colpiti dai rincari energetici.
CRESCE L’INDEBITAMENTO – Con l’aumento dei prezzi dell’energia la conseguenza più diretta è sicuramente l’aumento dei debiti (per il 69% delle imprese). L’11% delle aziende ha messo in conto una riduzione del numero dei collaboratori, mentre il 20% teme una chiusura definitiva dell’attività.
POSSIBILI SOLUZIONI – Il 47% ha ribadito la necessità di un abbattimento consistente dei costi dell’energia. Il 27% ha chiesto nuovi sostegni/indennizzi in accordo con l’Europa. Il 14%, invece, propone moratorie fiscali e creditizie e il 12% maggiori finanziamenti agevolati per investimenti.
FONTI RINNOVABILI – Per sostenere la transizione energetica e uscire dall’emergenza il 60% ha suggerito di puntare sulle fonti rinnovabili, il 47% sulla diversificazione delle forniture energetiche e il 44% sul nucleare di nuova generazione.