MONZA – Fino 23 febbraio 2025 la Reggia di Monza accoglie una mostra che accompagna i visitatori nel cuore di uno dei periodi più dinamici e fertili della storia dell’arte degli ultimi duecento anni, guidati dai maggiori maestri italiani e internazionali.
La rassegna, dal titolo “Da Renoir a Picasso, da Miró a Fontana. 120 capolavori della grafica del ‘900”, curata da Simona Bartolena con Enrico Sesana e Luigi Tavola, prodotta e realizzata da ViDi cultural, in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, con il Patrocinio del Comune di Monza, col contributo di Bper Banca e travel partner Trenord, indaga la scena artistica europea tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra attraverso l’opera grafica dei suoi più grandi protagonisti, da Henri Toulouse-Lautrec a Paul Cézanne, da Pablo Picasso a Vasilij Kandinskij, da Marc Chagall a Joan Miró, da Alberto Giacometti a Jean Dubuffet, da Alberto Burri a Lucio Fontana, ad altri ancora.
“La mostra – dichiara Arianna Bettin, assessore alla Cultura, Parco, Villa Reale, Università del Comune di Monza – si distingue per l’approfondimento di una precisa tecnica, riletta e interpretata attraverso l’arte di grandi interpreti del tardo Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Artisti che – pur distanti per appartenenza e scuola – si sono misurati con la grafica secondo la propria personalissima modalità creativa, gettando le basi per l’importante sviluppo che se ne ebbe nei decenni successivi. Un percorso di sicuro interesse che ci auguriamo possa risvegliare l’interesse di molti visitatori”.
“Con vivo piacere – afferma Bartolomeo Corsini, direttore generale del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza – ospitiamo all’Orangerie della Villa Reale questa mostra, che traccia un percorso nella storia dell’arte degli ultimi 150 anni attraverso l’opera a stampa dei suoi più grandi interpreti. Tutti i nomi che animano la rassegna, è sufficiente ricordare Henri Toulouse-Lautrec, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Joan Miró, Alberto Giacometti e Lucio Fontana, sono indiscussi protagonisti della scena mondiale. Esporre qui una selezione delle loro opere grafiche è un modo per rafforzare il processo di internazionalizzazione a cui stiamo lavorando con sollecitudine. La Reggia di Monza è un luogo “magico”, dal quale è transitata un’ampia fetta della storia europea, con gli Asburgo prima e i Francesi dopo, oltre che nazionale, cosmopolita anche nel linguaggio artistico, impossibile non ricordare che nel 1923 ospitò la Prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative. La sua indiscussa identità internazionale chiede di essere raccontata, testimoniata e anche riscritta con pagine nuove”.
L’esposizione, attraverso oltre 120 fogli originali, in alcuni casi molto rari o unici, mette in luce l’importanza della stampa d’arte come mezzo espressivo autonomo. Alcuni autori, quali Picasso, Miró, Kandinskij, Dubuffet, infatti, hanno considerato la grafica uno strumento prezioso nella loro ricerca, affidando proprio al foglio stampato le sperimentazioni tecniche più ardite.
“La mostra – ricorda Simona Bartolena – offre l’opportunità (in Italia ancora piuttosto rara) di osservare la storia dell’arte da un punto di vista particolare: quello della stampa d’arte. Lungi dall’essere un mezzo di riproduzione seriale, le tecniche di stampa hanno rappresentato un territorio di sperimentazione e sincera espressione del proprio sentire per molti artisti dell’Otto e Novecento. La rarità e bellezza dei lavori esposti ci raccontano come ciascun maestro abbia interpretato le tecniche di stampa piegandole alle proprie esigenze, con risultati sorprendenti. Alcune opere ci sveleranno anche i segreti dei processi creativi, come nel caso della splendida sequenza di stati di stampa della Crocifissione di Georges Rouault. Proprio per la sua rarità e unicità credo che questa mostra sia davvero da non perdere: un viaggio entusiasmante nella storia dell’arte attraverso i suoi più grandi protagonisti, che si rivelerà curioso e ricco di scoperte anche per chi di mostre dedicate ai maestri del ‘900 ne ha già visitate tante”.
Il viaggio inizia simbolicamente nella seconda metà dell’Ottocento, con personaggi chiave per gli sviluppi dell’arte nei decenni successivi – da Manet a Renoir, da Toulouse-Lautrec a Cézanne, fino ai protagonisti della stagione Simbolista – per proseguire poi tra i vari movimenti d’avanguardia e i loro principali interpreti: da Braque a Matisse, da Pechstein a Dix, da Kandinskij a Klee, da Miró a Giacometti, da Hartung a Dubuffet, da Vedova a Burri.
Oltre a seguire il flusso della storia dell’arte, la mostra offre l’opportunità di studiare l’opera di alcuni artisti e di alcuni movimenti che hanno sperimentato la grafica in maniera approfondita e autonoma rispetto alle altre tecniche. Particolarmente interessanti sono i focus sulla grafica cubista, che presenta lavori di enorme importanza e raramente esposti al pubblico di Pablo Picasso (Nature morte à la bouteille de Marc, 1911), Georges Braque (Job, 1911), Jacques Villon (Renée de face, 1911; Table d’échecs, 1920) Fernand Léger (Composition aux deux personnages, 1920), Louis Marcoussis (La table, 1930), Juan Gris (Nature morte, 1922), Gleizes (La ville (Toul), 1914), Alexander Archipenko (Zwei weibliche Akte, 1921), Henri Laurens (Valencia, 1927) e altri; a questo si aggiungono quello che documenta la produzione della scuola del Bauhaus, con fogli di Vasilij Kandinskij, Paul Klee (Seiltanzer, 1923), Lyonel Feininger, Oskar Schlemmer, Laszlo Moholy-Nagy, Natalia Goncharova e quello che esamina la grafica prodotta dagli esponenti del movimento di avanguardia tedesco Die Brücke (Il Ponte), quali Karl Schmidt-Rottluff, uno dei suoi fondatori (Melancholie, 1914), di Christian Rohlfs (Verliebt, 1912), Max Pechstein (Kopf eines bärtigen Fischers, 1922), Emil Nolde (Prophet, 1912) e persino dal fauvista Raoul Dufy che dopo un soggiorno a Monaco, dov’ebbe modo di incontrare le suggestioni del gruppo tedesco, incise L’amour (1905-1910), una xilografia capace di coniugare il primitivismo più selvaggio e spigoloso degli espressionisti a quello più armonioso e morbido dei Fauves francesi.
Tra i grandi maestri della grafica non poteva mancare la figura di Georges Rouault, qui con l’acquatinta a colori Christe en croix (1936), summa della sua ricerca sulla figura del Cristo durata anni. Di questo capolavoro è presentata la versione definitiva e cinque rare prove colore e una in nero, la cui sequenza rende evidenti i passaggi necessari per ottenere il risultato finale.
L’esposizione propone poi una ricognizione sulla grande tradizione della grafica italiana, con lavori cubo-futuristi di Gino Severini (La modiste, 1916), metafisici di Giorgio de Chirico. Nel panorama italiano del secolo scorso spiccano inoltre maestri dell’incisione quali Giuseppe Viviani (Cani e cabine, 1965) e Luigi Bartolini (La fragile conchiglia, 1936) e figure di pittori e scultori che vedevano nella stampa d’arte un terreno di espressione autonoma; è il caso di Giorgio Morandi (Natura morta con il cestino del pane, 1921), Marino Marini (La prova, 1942; Le cavalier noir, 1960), Massimo Campigli (Il gioco del diabolo, 1952; Donne alla Tour Eiffel, 1951), Zoran Music (Filet bleus, 1957) e di due poeti dell’Informale quali Emilio Vedova (Scontro di situazioni opera 13, 1959) e Alberto Burri (Combustione, 1963-1964).
La rassegna offre inoltre una preziosa occasione per comprendere il ruolo e le possibilità espressive delle diverse tecniche a stampa, dall’acquaforte alla litografia, dalla xilografia al pochoir, e racconta la relazione tra i maestri e i loro stampatori di fiducia: un rapporto non gerarchico, che supera di gran lunga i confini tracciati tra ideatore ed esecutore.
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