PAVIA – Diego Soffientini dovrà scontare 16 anni di reclusione in carcere. Così ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Milano mettendo la parola fine sui tragici fatti dell’8 ottobre 2014, quando l’uomo aveva ucciso un collega con 49 colpi di pistola.
A determinare l’ira del condannato era stata la convinzione che il collega Enrico Marzola si fosse opposto alla sua riassunzione nell’impresa di pompe funebri che l’aveva licenziato e in cui avevano lavorato entrambi fianco a fianco. Accecato dall’ira, quattro anni fa in un capannone situato alla periferia di Pavia aveva consumato la sua vendetta crivellandolo di colpi.
Il Pm di Pavia, nel primo grado del giudizio, aveva chiesto una condanna a 30 anni. Richiesta considerata soddisfacente dai familiari delle vittima, che sono rimasti un po’ con l’amaro in bocca davanti ai 16 anni di reclusione stabilito con il ritro abbreviato, con lo sconto sulla pena.
Alla nuova sentenza si è arrivati dopo che la Cassazione aveva annullato la condanna precedente, chiedento ai giudici della Corte d’Appello di riconsiderare l’aggravante della premeditazione.