Oggi si parla di prove del Dna, a tutti è sempre più familiare il compito (e la competenza) del Ris di Parma. Insomma, in caso di delitti siamo ben consapevoli del fatto che esistono molti sistemi per cercare di identificare l’autore. Lo dobbiamo a lui, ad Alphonse Bertillon, che il 16 ottobre 1902 inventa l’antropologia giudiziaria per poter intervenire con metodi scientifici.
Si tratta di una persona che ha ormai una certa esperienza, 49 anni di età e molta carriera in qualità in fotografo per la Prefettura di Parigi. E, tutto sommato, ha questa concretezza nel sangue: il papà e il fratello sono due esperti in statistica. Il mix di caratteristiche personali e familiari dà vita all’intuizione: schedare tutti i detenuti che si trovano nelle celle parigine in base a criteri specifici. Con lo scopo, naturalmente, di risalire a loro in modo molto più facile della semplice intuizione in fase di indagine.
Nasce con lui, insomma, la Polizia Scientifica. Le strumentazioni, naturalmente, non sono quelle che di cui disponiamo ora, ma è l’inizio di un percorso che trova consensi e seguaci in tutta Europa. Apprezzato e copiato anche nel Regno Unito da Scotland Yard.
Il principio di questa antropologia giudiziaria si basa su un presupposto molto semplice: lo scheletro di ogni individuo è diverso da quello degli altri e, bene o male, dopo i vent’anni di età non subisce più variazioni significative. Inizia così il lungo lavoro di schedatura dei detenuti (quelli già ospitati e quelli che di volta in volta vengono portati in prigione) con ben 14 criteri. Soprattutto con la classica fotografia (frontale e laterale), con le misurazioni fisiche (lunghezza degli arti, della dita dei piedi, del naso, del cranio), con la descrizione dell’orecchio. Il tutto viene raccolto nella scheda delle “Osservazioni antropometriche”.
Il sistema presenta un grande svantaggio e un problema. Il vantaggio è facilmente comprensibile: si possono smascherare false identità. Il problema, invece, è l’omogeneità dei dati. Le misure, per essere confrontabili, devono essere prese tutte allo stesso modo. Non accadrà sempre, malgrado i corsi di formazione tenuti da Bertillon in tutta Europa.
A risolvere le criticità di penseranno Francis Galton ed Edward Henry, già studiosi da tempo delle impronte digitali, capaci di arrivare a una loro classificazione che si rivelerà molto più precisa delle misure. A Bertillon, tuttavia, il merito della grande intuizione di introdurre un metodo scientifico. Lo studio della criminologia moderna, molto probabilmente, parte proprio da lui.