MONZA – Una cerimonia semplice ma molto sentita e a tratti commovente quella svoltasi venerdì all’Hospice Madonna delle Grazie Fondazione don Gnocchi diretto dalla dottoressa Adriana Mapelli.
La presidente di “Salute Donna Onlus” Anna Mancuso ha consegnato dieci materassi e dieci cuscini antidecubito, presidi importanti e preziosi per i malati, spesso allettati, seguiti nelle cure palliative domiciliari dai medici e dagli infermieri dell’hospice monzese.
“Questa struttura è fondamentale per il territorio – ha ricordato Anna Mancuso – Gli operatori svolgono un lavoro molto importante, con amore e dedizione”.
Questa struttura è molto cara a “Salute Donna Onlus”: tra i tanti malati seguiti nel percorso di cure palliative domiciliari c’era anche Moira, vulcanica e instancabile volontaria strappata precocemente alla vita. Una monzese molto attiva in città e nell’associazione che come, ha ricordato il dottor Carlo Cacioppo responsabile delle cure palliative domiciliari “Era una paziente perfetta. Una paziente che è riuscita a vivere con dignità e serenità anche il percorso finale della propria esistenza, scherzando e ridendo fino al giorno prima della sua morte”.
Un dono, quello offerto da “Salute Donna Onlus”, accolto con immenso piacere dagli operatori della struttura.
“Questi cuscini e materassi sono un regalo molto gradito – ha commentato il dottor Cacioppo – Sono presidi destinati agli utenti seguiti a domicilio. Spesso i tempi di rifornimento presso il magazzino dell’Ats non sono velocissimi, ma la necessità di avere un materasso o un cuscino antidecubito è immediata per il malato”.
Nell’occasione la presidente Anna Mancuso ha anche annunciato una nuova iniziativa che l’associazione promuoverà a favore dell’Hospice Madonna delle Grazie: un servizio di volontariato a domicilio, presentando anche le prime due volontarie Licia e Maria. I volontari, dopo un’adeguata preparazione, su richiesta del malato e dei familiari, entreranno nelle case degli utenti seguiti nel percorso di cure palliative domiciliari per tenere compagnia, leggere un libro, guardare insieme la televisione o parlare.
“Questi pazienti hanno bisogno di essere considerati persone prima che malati – ha concluso il medico – Spesso il paziente in questa delicata fase della sua vita ha timore di parlare di alcuni argomenti con il proprio caro, riuscendo ad aprirsi molto più facilmente con una persona estranea che diventa quindi un tramite tra il malato e il familiare, nel rispetto dei ruoli”.