La data, per chi è appassionato di scoperte, è di quelle da ricordare: il 7 marzo 1912 Roald Amundsen annuncia di avere raggiunto il Polo Sud. E’ il primo uomo capace di una simile impresa.
E in quegli anni arrivarci è davvero un’impresa. Lo è anche annunciarlo. Oggi lo sapremmo quasi in tempo reale. Quando Amundsen porta a termine la sua missione, invece, non lo sa nessuno. E’ il 14 dicembre 1911 il giorno esatto in cui raggiunge il Polo Sud con i suoi compagni di viaggio. Ma in un’epoca in cui non si può comunicare facilmente, soprattutto in quelle terre così lontane, bisognerà attendere quasi tre mesi per scoprire al suo rientro che il suo tentativo ha avuto successo.
A rendere tutto ancora più affascinante è un particolare curioso: il primo obiettivo di Amundsen è quello di raggiungere il Polo Nord. Quando scopre che altri l’hanno preceduto, in gran segreto prepara la sua nuova missione. Perfino i membri dell’equipaggio lo scopriranno dopo alcuni giorni di navigazione.
La spedizione è caratterizzata da un lungo lavoro di preparazione. Si tratta non solo di realizzare il campo base, ma anche di disseminare qua e là scorte di cibo per fare fronte a eventuali imprevisti. Tutto però procede senza intoppi. L’esploratore norvegese riesce a raggiungere il Polo Sud anticipando di 35 giorni il suo rivale, ovvero il britannico Robert Falcon Scott che perirà lungo la via del ritorno.
Per Amundsen la storia riserva un posto tra i grandi. Con riconoscenza e ammirazione: grazie alla sua ostinazione è riuscito a spostare i confini della terra “conosciuta e calpestata” un po’ più in là, in quel posto ostile dove la temperatura oscilla tra i 65 gradi sotto zero e i 25 sotto zero e dove, prima di lui, nessuno è stato capace di arrivare.