MONZA – Sempre più casette, sempre più cultura dell’acqua. E’ un messaggio forte e chiaro quello che lancia Enrico Boerci, presidente e amministratore delegato di Brianzacque. I risultati fin qui raggiunti lo entusiasmano, ma lui va oltre il semplice dato delle 18 milioni di bottiglie di acqua evitate grazie alla spillatura diretta. “Il risultato più bello – racconta Boerci – è vedere che il primo scoglio è stato superato. Una volta bisognava spiegare il concetto di casetta dell’acqua. Ora, invece, sono i cittadini che chiedono di installarla in punti strategici della città. E’ un cambio di mentalità importante”.
Nessun risultato, naturalmente, arriva per caso: “Siamo arrivati a questo punto con perseveranza – spiega il presidente – ma soprattutto con la più assoluta trasparenza. Ognuno può vedere sul sito di Brianzacque le caratteristiche dell’acqua erogata nel suo quartiere. Dati aggiornati con cadenza mensile, mentre l’acqua in bottiglia è monitorata ogni due anni. Con questo la gente si è convinta che l’acqua è buona, ma ha iniziato a sentire un po’ ‘sua’ quella della casetta. Arrivata direttamente dalla rete, non chissà da quale fonte italiana”.
La conseguenza più immediata sta nel poter constatare che il consumo è davvero notevole, al di là dei favori resi all’ambiente e al nostro portafoglio. “Il metro di misura più efficace – spiega Boerci – è però quello di osservare due parametri: il primo è quello della gente che, anche quando non ha l’impianto vicino, prende la macchina per fare il pieno di acqua con le bottiglie. Il secondo, invece, è dato dalla continuità del consumo. L’acqua comoda sarebbe consumata soltanto nel mese estivo quando abbiamo più sete. Qui, invece, possiamo vedere come il fenomeno delle casette dell’acqua sia davvero apprezzato durante l’intero corso dell’anno”.
Boerci non si scompone quando gli si fa presente che arrivare entro il prossimo biennio a un centinaio di casette in tutto il territorio brianzolo è davvero un risultato notevole: “Ne sono felice, significa aumentare la capillarità degli impianti sul territorio. Ed è quello che vogliamo fare portando la casetta in tutti i Comuni della provincia e, possibilmente, prima o poi anche in ogni quartiere. Quello che abbiamo in mente noi, però, è ben altro. Ovvero benissimo le casette, affinché ognuno possa spillare l’acqua sempre più vicino a casa, ma intendiamo proseguire soprattutto nel nostro progetto culturale. Così come in questi anni le casette sono comparse nei quartieri, così nei prossimi anni l’idea sarà estesa ad altri luoghi, soprattutto a quelli frequentati dai più giovani, perché possano rendersi conto della qualità della nostra acqua. I prossimi impianti, con la collaborazione dei Comuni, entreranno sempre di più anche nelle scuole e nelle biblioteche. I libri non svelano il bello che c’è attorno a noi, nulla di meglio che fare scoprire la nostra acqua rendendola accessibile anche ai ragazzi”.