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Conte, conferenza di fine anno tra vaccino, scuola e stato di emergenza

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 30 Dic 2020   Posted by Gualfrido Galimberti


Un minuto di silenzio dedicato alle vittime del coronavirus, poi una conferenza stampa a ruota libera. Il premier Giuseppe Conte con l’avvicinarsi della fine dell’anno è intervenuto per parlare dei temi di stretta attualità. Al di là delle questioni politiche, naturalmente, il punto della situazione sul tema Covid.

“Il vaccino? Io stesso per dare il buon esempio lo farei subito ma è giusto rispettare le priorità approvate dalle Camere”. Il premier tuttavia confida in una vaccinazione di massa ed esclude al momento l’obbligatorietà. “Io chiedo a tutti uno sforzo, mettiamo una parte le ideologie e le reazione emotive, compiamo un atto di solidarietà verso tutta la comunità nazionale, sottoponiamoci al vaccino”.

“Lo stato di emergenza” per il Covid “lo prorogheremo sino a quando sarà necessario per mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l’emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori”, ha detto il premier.

Sulla riapertura delle scuole Conte auspica “che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50% in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche. Se, come mi dicono, i tavoli delle prefetture, hanno lavorato in modo efficace, potremo ripartire quantomeno con il 50%”.

“Abbiamo approfittato di dicembre – prosegue – per un ulteriore passo avanti, in una logica di massima flessibilità. Abbiamo coinvolto i prefetti, con tutte le autorità coinvolte, per una sintesi. Abbiamo compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi attorno alla scuola, anche per il trasporto pubblico locale, se non si integrano i comparti diversi. Le prefetture hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C’è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici”.

In Italia dati peggiori sul Covid che altrove? “Teniamo conto che l’Italia è stato il primo Paese europeo e occidentale in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Questo ci ha complicato la risposta e abbiamo dovuto elaborare risposte che non ci consentivano di riprodurre quelle applicate altrove”. Così risponde il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine anno. “Aspettiamo a fare bilanci: avremo sempre il massimo impegno per limitare le limitazioni delle libertà personali. Nella seconda ondata le misure restrittive sono dappertutto e a volte anche in modo più incisivo che da noi”, aggiunge.

“Perché l’Italia non si è assicurata dosi di vaccini come la Germania? Italia, Francia, Germania e Olanda sono stati i primi paesi che in modo sintonico si sono mossi per l’alleanza per i vaccini, dopo aver già preso contatti con le ditte. Abbiamo consegnato la palla ala commissione Ue. E’ stata una scelta politica. L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse perché le dosi contrattualmente negoziate sono centinaia di milioni. E poi L’Italia non l’ha fatto perché all’articolo 7 del contratto della commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale”.

“La ministra con i sindacati e le forze sociali sta già lavorando allo scenario che dovremo affrontare dopo marzo” con la fine del blocco dei licenziamenti: “è uno scenario molto preoccupante. Abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando, ha scongiurato il licenziamento per 600mila persone. Ma dobbiamo lavorare alla riforma e riordino degli ammortizzatori sociali e rendere più incisive le politiche attive del lavoro. Dovremo lavorare per non farci trovare impreparati. Il mercato del lavoro si preannuncia molto critico dopo marzo”.

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