BIASSONO – Anche nel borgo di Biassono è scattata l’ora della vendemmia. Un evento davvero unico nel suo genere, visto che si tratta dell’unica vendemmia nell’intera provincia di Monza e Brianza.
Il momento individuato è stato quello di sabato 4 per una raccolta dell’uva un po’ atipica. Dimenticate le levatacce all’alba, la necessità di raccogliere tutto in fretta con intere squadre con la schiena piegata per recidere il grappolo e riempire le ceste per tutta la giornata. Qui si è svolto tutto in assoluta tranquillità e a tempo da record, con la raccolta durata all’incirca un’oretta a partire dalle 9.15: perché la viticoltura a Biassono non è un discorso commerciale, bensì soltanto una iniziativa culturale.
L’idea era stata dell’amministrazione comunale, ai tempi del sindaco Piero Malegori, che legata al discorso delle tradizioni del territorio, voleva conservare una traccia di quella che per generazioni è stata una delle attività importanti della Brianza, prima di sparire completamente. Ed ecco dunque che nel terreno di via Madonna delle Nevi, all’estremità nord della città, nel 2011 si era deciso di impiantare un vigneto di Pinot Nero. La dimensione è davvero dirotta: un migliaio di metri quadrati che ospitano 5 filari per un totale di 500 viti. A occuparsene sono l’Associazione Fiera di San Martino e il Gral (Gruppo Ricerche Archeostoriche del Lambro).
Così come avviene in tutto il mondo, anche nelle zone vitivinicole più blasonate, la prima vendemmia è avvenuta a tre anni di distanza. Nel 2014, non senza un po’ di emozione, i cittadini avevano partecipato alla prima vendemmia. Con le uve raccolte era stato prodotto per la prima volta il vino biassonese che, in omaggio all’appellativo con cui venivano definiti i cittadini decenni orsono, ovvero gli “Sgurbat” a testimonianza della loro vocazione contadina, si è deciso di chiamare “Sgurbatel”.
Contenuta la dimensione del vigneto, come si può facilmente intuire è limitatissima anche la produzione del vino: alla fine sono circa tra le 100 e le 200 bottiglie ricavate ogni anno. Si tratta di un vino rosso (o rosato) semplice e beverino, che con i suoi 11 gradi risulta anche facilmente apprezzabile da tutti.
Lo “Sgurbatel” ha anche una singolarità: è un vino che piace anche agli astemi. Non ne berranno nemmeno un goccio, questo è sicuro, ma sono felici dell’esistenza di questa produzione biassonese. Qui non c’è l’atmosfera di festa tipica dei Comuni italiani del vino. Anche a Biassono, tuttavia, il vino è capace di coinvolgere: negli anni è diventato uno strumento educativo per avvicinare gli alunni delle scuole alla natura, fare capire il significato del lavoro, spiegare l’importanza del clima. Un calice di “Sgurbatel”, insomma, fa bene all’umore e alla crescita della collettività.