MONZA – “Due anni di parole gettate al vento. Di promesse (ricevute) da marinaio. E noi sempre in prima linea, sempre con gli stessi problemi, sempre con le stesse esigenze e con tanta stanchezza e amarezza in più. Non c’è nulla da festeggiare: il 12 maggio in Italia non è la Giornata Internazionale dell’Infermiere, ma è la Giornata Internazionale dell’eroe osannato ma sempre sbeffeggiato dalla politica locale e nazionale, dalle stesse aziende e purtroppo, sempre più spesso, dagli utenti. Tutti a correre a chiamarci eroi nel pieno della pandemia, e poi a dimenticarci e calpestarci quando abbiamo chiesto quanto ci spetta. E soprattutto aiuto perché, non dimentichiamolo, siamo prima di tutto persone”.
C’è tanta amarezza nelle parole di Donato Cosi, coordinatore regionale NurSind e componente della direzione nazionale NurSind, il maggiore sindacato della categoria degli infermieri. Alla vigilia della Giornata Internazionale dell’Infermiere (che si celebra il 12 maggio) nulla è cambiato per quei professionisti che – ancor prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria – avevano lanciato l’allarme di una sanità pubblica a rischio collasso per mancanza di infermieri. Una sorta di profezia che purtroppo si è avverata quando, a marzo 2020, è scoppiato il covid e la Lombardia è stata messa a dura prova.
“Dopo due anni nulla è cambiato e ci ritroviamo a chiedere le stesse identiche cose che abbiamo chiesto a maggio 2020 e poi ribadito a maggio 2021 – prosegue Cosi -. E oggi rinfreschiamo la memoria a chi, dalla comoda poltrona dei Palazzi del potere, sembra essersi dimenticato o pensa che l’elemosina di qualche assunzione in più possa metterci a tacere. Assolutamente no: in Lombardia (e la Brianza non fa eccezione) mancano infermieri. Manca il ricambio generazionale, mancano assunzioni. Dopo due anni di turni estenuanti che hanno spremuto fisicamente e psicologicamente il personale non si può continuare a far finta di nulla, e vendere più prestazioni alla popolazione, facendo sempre conto sulla coperta corta degli infermieri. Erano pochi nel 2019, adesso dopo tre anni sono ancora pochi, ma anche stanchi e amareggiati”.
La situazione è tale e quale a due anni fa: niente rinnovo del contratto, lavoro a ritmi stressanti anche dopo il covid, la Regione Lombardia che a gennaio si era presa l’impegno di portare richieste al tavolo delle Regione con incremento di stipendio, riconoscimento professionale tace.
Così che per il 12 maggio 2022 il NurSind Lombardia non chiede sermoni e ringraziamenti, di quelli ne ha la pancia piena, ma rinfresca le idee a chi dice (a parole) di avere a cuore il futuro di questa professione. E per questa Giornata il maggiore sindacato delle professioni infermieristiche rivendica: il mancato riconoscimento economico della professione; per dire basta alla retorica degli eroi e degli angeli che poi vengono abbandonati dalle istituzioni anche quando vengono portati in Tribunale a causa delle pecche del sistema; per rivendicare stipendi più alti visto che gli infermieri italiani sono quelli con lo stipendio più basso in Europa; contro le condizioni di lavoro insostenibili e decennale carenza di personale; contro le aggressioni da parte degli utenti generate proprio da un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti; per frenare la sempre più diffusa diaspora di professionisti che, piuttosto di lavorare in queste condizioni, si licenziano; per vedere riconosciuta e valorizzata la loro reale professionalità; per ricordare che quello dell’infermiere è un lavoro usurante; per avere più infermieri docenti anche nelle Università.