LISSONE – “A nostro modo di vedere, è il come si intende procedere nell’azienda del futuro nel relazionarsi con le maestranze e con i loro appresentanti soprattutto in una situazione come quella attuale in cui bisognerebbe confrontarsi ancor di più per uscire dalla emergenza sanitaria del Covid senza che la stessa crei un disastro sociale ed occupazionale nel Paese”. Stefano Bucchioni, della Fiom Cgil Brianza, esprime perplessità relativamente alla situazione che si sta vivendo nell’azienda Brugola di Lissone.
“Ancora oggi – denunciato la Fiom Cgil, la Fim Cisl e la Uilm – nonostante svariati incontri relativi alla verifica della corretta applicazione della rotazione derivanti dagli accordi sottoscritti in merito alla cassa integrazione richiesta dall’azienda, registra purtroppo lo stato di difficolta in cui si trovano alcuni lavoratori mai fatti rientrare al proprio posto di lavoro.
“Continuiamo a registrare lamentele da parte dei lavoratori posti in cassa integrazione fin dall’inizio dell’utilizzo dello strumento, che risale al lockdown di marzo 2020, e la mancata rotazione che tra l’altro avevamo già denunciato pubblicamente nel mese di ottobre 2020”, aggiunge Stefano Muzio della Uilm Uil.
“Forse le relazioni del futuro si basano sui messaggi ad alcuni lavoratori di non essere graditi alla direzione aziendale – aggiunge Eliana Dell’Acqua della Fim Cisl Monza Brianza Lecco – non facendoli rientrare, mettendoli economicamente in difficoltà anche nel mantenimento delle famiglie e dei figli?”.
Eppure, a quanto risulta alle sigle sindacali il lavoro non manca, tanto è vero che spiegano che essendoci stato un calendario di chiusura condiviso un con le Rsu, l’azienda ha poi comunicato che non ci sarebbe stata chiusura aziendale nelle appena trascorse festività natalizie se non nelle giornate del 24 e 31 dicembre proprio per sopperire alle necessità produttive e per evadere gli ordini. Anche riguardo gli orari di lavoro, che dopo il lockdown era ridotto, si è tornati a svolgere i turni di lavoro ad orario completo proprio per le esigenze lavorative e anche questa scelta senza che sia stato preventivamente comunicato e concordato con la Rsu come invece prevede il CCNL dell’industria metalmeccanica.
“Inoltre – aggiungono i sindacati -, ci risulta che siano state fatte assunzioni, anche in reparti in cui vi sono lavoratori sospesi in cassa integrazione, e che vengano svolti straordinari lavorativi”. “Forse – si chiede Dell’Acqua – si vuole intendere che non tutti hanno la forma mentis che l’azienda richiede per affrontare il futuro? Forse si sta utilizzando la pandemia per eliminare quei lavoratori che, non sappiamo per quale motivo, non sono più graditi?”.
“Certo l’azienda ha anticipato il trattamento di cassa integrazione, fortunatamente non mettendo in ulteriore difficoltà i lavoratori per aspettare il pagamento dell’Inps, ma non è la sola che ha fatto questa scelta, nelle aziende metalmeccaniche brianzole in cui la Fiom, la Fim e la Uilm sono presenti è stato anticipato il trattamento di cassa integrazione tranne alcune eccezioni – dichiara Stefano Muzio – ci è stato anche detto che siano state erogate integrazione per alcuni lavoratori che scendevano sotto una certa soglia di stipendio nel mese di aprile e maggio, a causa della cassa integrazione. E sicuramente è un dato positivo, ma la scelta di erogare le integrazioni in modo unilaterale non ha riguardato tutti i lavoratori creando una disparità o, a nostro modo di vedere, una discriminazione che forse già lasciava intendere che non tutti i lavoratori avevano la forma mentis o ‘il fuoco’ dentro per essere graditi”.
“Quello che possiamo aggiungere, che ha reso la situazione dei lavoratori ancora oggi sospesi dal lavoro più difficile economicamente, è che non conosciamo a chi sia stata erogata l’integrazione ma sappiamo che a dicembre, per allietare il Natale, ai lavoratori sospesi e mai rientrati e stato chiesto di restituire il premio mensile previsto dall’accordo integrativo aziendale, che è stato trattenuto nel cedolino di dicembre anche superando il quinto dello stipendio massimo previsto dal Contratto per trattenute di questo tipo – sottolinea Stefano Bucchioni -. Chiediamo all’azienda di rispettare i lavoratori e farli rientrare dalla cassa integrazione e di applicare, là dove ci fosse bisogno dell’ammortizzatore, la rotazione in maniera equa e senza alcun pregiudizio e di gestire con correttezza, buona fede e nel rispetto del principio della responsabilità sociale dell’impresa la dinamica del rapporto contrattuale e delle corrette relazioni sindacali”.
“Inoltre – ad inizio 2021, denunciano Fiom, Fim e Uilm – nonostante le normative nazionali emanate dal Governo per la gestione della fase emergenziale dovuta alla pandemia di Covid prevedono il divieto di licenziamento, la Brugola ha comunque proceduto a interrompere il rapporto di lavoro con qualche lavoratore che già era in cassa integrazione, chi da più e chi da meno tempo”.
“Tali cessazioni di rapporto sono state fatte non solo in pieno divieto di licenziamento ma anche senza rispettare le normative previste per i licenziamenti collettivi (L.223/91) e il conseguente coinvolgimento delle organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori per trovare soluzioni, anche alternative al licenziamento che ripeto ad oggi sono bloccati – aggiunto i sindacati -. Nell’eventuale necessità, comunque di dover ridurre la struttura le norme ad oggi lo consentono attraverso accordi collettivi con le organizzazioni dei lavoratori e le eventuali uscite devono essere volontarie, ma anche questo percorso è stato aggirato e non attuato da parte della direzione della bulloneria Brugola di Lissone”.