“Sono felice, soprattutto per mia moglie e i miei figli. Io sono abituato alle strumentalizzazioni politiche, loro no, e la cosa che più mi ha rammaricato è che loro soffrissero. Abbiamo trascorso momenti difficili, combattuto un nemico invisibile, infido e non annunciato. Ho fatto tutto quello che potevo per tutelare i miei cittadini, senza avere istruzioni da seguire. Passato notti insonni, con un unico obiettivo: riuscire a sconfiggere il virus. Sono stato accusato, infamato, oggetto di critiche strumentali che il tempo galantuomo ha smontato. Con la sentenza di oggi si chiude un capitolo personale che ristabilisce la verità delle cose”. Così ieri il governatore Attilio Fontana ieri ha commentato la decisione del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Milano, Chiara Valori, che lo ha prosciolto “perché il fatto non sussiste”.
Stessa sorte anche per altre quattro persone che, come lui, erano accusate di frode in pubbliche forniture per l’ormai nota vicenda che riguarda la fornitura nell’aprile 2020 di camici alla Regione Lombardia, poi diventata donazione, per un valore complessivo di 513 mila euro, da parte della società “Dama” del cognato Andrea Dini.