SEREGNO – “Altro che svendita: abbiamo fatto shopping. La nostra società ha ottenuto quello che voleva e quello che serve”. In una sola frase tutta la soddisfazione di Loredana Bracchitta, presidente del gruppo Aeb, dopo lo storico accordo con A2A. Un matrimonio che dev’essere ancora perfezionato (tutto deve passare dalla parte politica, ovvero dai Comuni soci) e che tuttavia è in dirittura d’arrivo. Il dado è tratto, ormai non si torna indietro. Anche perché il Comune di Seregno, che detiene il 54 per cento delle azioni, ha già espresso la sua piena soddisfazione per l’operazione.
“L’esigenza di stringere un accordo con qualche partner – spiega Bracchitta – era reale. Già avevamo questa convinzione, poi avviamo visto studi che ci hanno fatto riflettere sul futuro e sui problemi della società in futuro abbastanza prossimo. Questo futuro, per circostanze che non dipendono da noi, è diventato l’oggi. Bisognava agire”.
Circostanze che la presidente elenca con dovizia di particolari, con il desiderio di non nascondere nulla (“Da parte nostra ci sarà sempre la massima trasparenza, non vogliamo dare adito a dubbi o polemiche visto che abbiamo la coscienza pulita”). Tutto sta nelle decisioni dell’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente): in primis per quanto riguarda l’applicazione di criteri più restrittivi in tema di rifiuti; poi per la recente delibera del 27 dicembre che porta alla diminuzione dei rimborsi in materia di fornitura di gas. “Sono soldoni – spiega Bracchitta -, per noi significa già 1,2 milioni di ricavi in meno. Rischiamo di perdere pezzi importanti. C’è da dire che le novità ci portano anche un vantaggio: quello di poter partecipare alle gare. Il futuro è quello. Entro la fine dell’anno andranno a gara gli Atem (Ambito territoriale minimo) di Milano 4 e di Bergamo 2. Sono tra quelli che ci vengono conferiti da A2A. Questi ci permettono di diversificare il rischio. Per partecipare servono competenze tecniche elevatissime, noi crediamo di averle. Però bisogna anche avere spalle grosse. Da soli non possiamo permetterci di presentare quell’offerta aggressiva che può fare la differenza per vincere la gara”.
Il prezzo di tutta l’operazione? Bracchitta non ha dubbi: è stato un affare. “Vorrei sottolineare che A2A si è già mossa in Lombardia con Lgh e con Acsm Agam. Questa terza operazione è la prima in cui A2A ha una quota minoritaria. Abbiamo proposto un modello di governance compatibile con i princìpi di consolidamento di A2A, limitandola a un livello paritario. Un successo. Operazione accompagnata da tutta una serie di precauzioni e di garanzie, per salvaguardare il settore pubblico e il controllo da parte del territorio”.
Allo stesso tempo la presidente di Aeb ci tiene a evidenziare che non si è trattato di un’operazione calata dall’alto: “La nostra società è stata coinvolta al cento per cento. Abbiamo fatto le nostre valutazioni, abbiamo scartato gli asset ritenuti meno interessanti, basandoci su tre criteri: il profilo della tenuta, quello dello sviluppo, quello di garanzia del personale e del livello occupazionale. Di fatto noi non perdiamo nessun dipendente. E’ A2A che ce ne consegna altri, tra l’altro in settori dove potremo esercitare un ruolo da leader, quello del gas e quello dell’illuminazione pubblica. A2A illuminazione che ora passa nelle nostre mani, gestisce l’illuminazione di Milano e Brescia”.
I vantaggi sono stati tradotti anche in soldi: Aeb ha un “Ebitda” (margine operativo lordo) di 35 milioni di euro. Il settore gas che viene conferito alla società seregnese ha un valore di produzione di 13 milioni, un margine operativo lordo di 5,5 milioni e un utile di 3,1 milioni; il settore illuminazione ha un valore di produzione di 40 milioni, un margine operativo lordo di 16,7 milioni e un utile di 10 milioni. “Noi – commenta Bracchitta – in cambio di tutto questo cediamo il 33 per cento. Mi sembra un’ottima operazione che può aprire nuovi scenari, anche in ottica smart. Ci permette di ‘togliere’ un nemico dal mercato e, al contrario, di trovare un partner qualificato che ci consente di rafforzarci in elementi in cui siamo meno forti. Il piano industriale, con numeri prudenziali, parla chiaro: il nostro margine operativo lordo passa immediatamente da 35 a 58 milioni di euro. Entro il 2024 raggiungeremo i 90-95 milioni. Questo toglierà ogni dubbio anche ai piccoli Comuni. E’ vero che perderanno quote, ma amplieranno di molto il valore della loro partecipazione. L’operazione, insomma, è conveniente per tutti”.